Sr Marina, ci puoi raccontare com’è nato il progetto per i bambini con bisogni speciali nelle Filippine?
Come Suore Francescane dei Poveri siamo presenti nelle Filippine da 15 anni. Nel settembre del 2022 anche io sono approdata nella città di Dumaguete e dopo pochi mesi dal mio arrivo ho vissuto una esperienza davvero speciale. Mentre mi trovavo in uno dei villaggi dove svolgiamo attività di supporto alle famiglie indigenti, il mio sguardo è stato attratto da una bambina con la sindrome di down, che danzava gioiosa. Mi sono subito rivolta alla mamma per conoscere meglio la loro situazione e ho appreso che la famiglia della piccola Princess Joy aveva deciso di non mandarla a scuola, poiché ancora non articolava bene il linguaggio. Una luce si è accesa nel mio cuore e nella mente: conoscere meglio quale fosse la realtà dei bambini con bisogni speciali in questo Paese e trovare un modo per sostenere la loro crescita. Dopo qualche mese di ricerca ho scoperto che la mancanza di scolarizzazione è molto diffusa in questa città, perché spesso le famiglie non possono permettersi le spese necessarie per la scuola.
Mi sono domandata cosa potesse offrire il nostro carisma di guarigione di fronte a questo bisogno. È nata così l’ispirazione di creare un programma di scholarship dedicato specificatamente al sostegno dei bambini con bisogni speciali, affinché da emarginati e spesso invisibili potessero diventare visibili, riconosciuti nella loro dignità ed aiutati a sviluppare le loro abilità.
Abbiamo, quindi, cercato alcuni bambini del nostro quartiere con cui avviare il nuovo programma. Successivamente ci siamo rese conto che i bambini nascosti in casa erano molti, perciò abbiamo allargato il progetto in zone diverse della città.
Quali sono le difficoltà di questi bambini?
Oggi il progetto si occupa di 8 bambini, di età compresa tra i 6 e i 14 anni, con caratteristiche diverse, che vanno dallo spettro autistico, ai ritardi cognitivi, alle difficoltà motorie, alla cecità… La sfida è restare in ascolto di ognuno e offrire una cura diversificata a seconda dei loro bisogni e della situazione familiare, perché è importante occuparsi non solo dei bisogni dei bambini, ma dell’intero nucleo familiare con attenzione e delicatezza.
Cosa offre il programma delle Francescane dei Poveri a questi bambini?
Il programma nel suo complesso prevede un sostegno economico alle famiglie per le spese scolastiche, di trasporto e un progetto nutrizionale per i bambini.
Subito dopo aver avviato il progetto, mi sono accorta che le ore settimanali nella scuola erano poche. Con il desiderio di offrire loro uno sviluppo migliore e di accompagnare le famiglie nel credere nelle potenzialità dei loro figli, è nata l’idea di offrire una lezione a settimana a casa nostra con un’insegnante dedicata. Questo ha portato frutti importanti: tutti i bambini sono cresciuti nelle loro competenze di scrittura, di riconoscimento dei colori, nella verbalizzazione delle loro emozioni e nella socializzazione.
Un altro aspetto importante del programma riguarda le mamme: offriamo uno spazio per condividere le loro difficoltà e speranze, per non sentirsi sole e riconoscere insieme la benedizione e il dono che sono questi bambini. Le incoraggiamo ad accompagnare i loro figli nell’apprendimento – a partire dai compiti a casa – e ad offrire loro migliori opportunità di crescita, perché possano essere protagonisti della loro evoluzione e non restino ai margini della famiglia e della comunità stessa.
Ci racconti qualche esperienza concreta in cui hai sentito che il carisma di Madre Francesca era all’opera con questi bambini e con le loro famiglie?
Mi è rimasta nel cuore l’esperienza di un bambino. È tra i primi ad essersi accostato al nostro programma, accompagnato dalla mamma, che lo seguiva nelle attività. Purtroppo, quando è iniziato l’anno scolastico, la mamma se n’è andata, abbandonando il figlio alle cure del padre e della sorella. Mi è capitato spesso di andarli a trovare a casa e di sostenerli nel proseguire la scuola e la partecipazione alle lezioni a casa nostra. È stato un piccolo miracolo di Madre Francesca: nell’ascolto, nell’incontro e nell’incoraggiamento ancora oggi questo ragazzo fa parte del progetto e la sua famiglia continua, pur nei sacrifici, a sostenere la sua crescita.
Un’altra esperienza riguarda l’impegno per facilitare l’integrazione di questi bambini all’interno della comunità locale: ad esempio durante lo scorso Christmas Party con tutti i ragazzi che sosteniamo negli studi, abbiamo organizzato una danza insieme con gli altri bambini nel segno dell’accoglienza reciproca e della gioia di stare insieme.
Sr Marina, dopo circa 15 mesi dalla nascita del progetto, quali miglioramenti vedi per i bambini, le famiglie, la comunità e quali prospettive future?
Sentiamo che questi bambini con i loro talenti e le loro caratteristiche sono una benedizione per la nostra società, è bello che le famiglie considerino la nostra comunità come casa loro, un luogo in cui muoversi liberi, ritrovare pace, speranza, dove non sentirsi soli.
Desideriamo continuare anche il nostro impegno di advocacy per sviluppare il senso di accoglienza e integrazione di questi bambini all’interno della comunità locale. Vogliamo esplorare ed offrire opportunità di futuro a questi nostri fratelli più piccoli che ci ricordano quanto la vita di ognuno è degna di rispetto e amore nella sua unicità e diversità. Siamo grate per il dono della loro esistenza, perché in loro vediamo l’immagine della bellezza di Dio.