La mia vita con le Suore Francescane dei Poveri

La mia vita con le Suore Francescane dei Poveri

È iniziata nel 1981, quando le Suore venivano a Lwanga, nel mio villaggio, per la prevenzione e la cura della salute materna e infantile. Io le aiutavo ad accogliere i pazienti. Le ho poi raggiunte a Koungheul, ed è stato l’inizio di un lungo viaggio.

Sono rimasto affascinato dalla loro dedizione, dal loro coraggio e dal loro impegno nel servire i poveri nell’ambito della salute, dell’istruzione e della promozione della donna; il loro stile di vita mi ha spinto a rimanere con loro fino ad oggi, in procinto della pensione.

A dire il vero, il mio desiderio non era restare nell’ambito sanitario, ma arruolarmi nell’esercito e poi partecipare a dei concorsi, però il Signore mi ha reclutato nel suo esercito per servire Cristo nell’umanità povera e sofferente.Ho iniziato con le sorelle americane, le pioniere, per le quali nutro grande ammirazione e rispetto. Con loro ho imparato a resistere alla fatica e a sopportare il lavoro. Andavano nei villaggi per incontrare le popolazioni e dispensare loro cure e consigli per la loro salute. Ricordo bene che all’inizio eravamo gli unici a fare vaccinazioni e a fornire cure in tutta la zona.

La malaria e il morbillo facevano strage tra i bambini da 0 a 5 anni.
Il governo di allora non aveva ancora costruito i centri sanitari che ci sono oggi. Nel corso degli anni abbiamo effettuato vaccinazioni, e ho notato che il nostro lavoro ha dato i suoi frutti, poiché tutte queste malattie sono diventate rare. Rendo omaggio agli sforzi compiuti dalle SFP; mi hanno insegnato molte cose, come la compassione, il rigore, il senso del rispetto e la dignità umana.
Quando penso a Suor Mary Maloney e a Suor Diane Morehey, mi vengono le lacrime agli occhi, perché con loro ho vissuto momenti difficili; per la causa dei poveri, andavamo nei villaggi sfidando il caldo, la polvere e la pioggia. Quante volte siamo rimasti impantanati con l’auto, una Renault 4, che non era adatta a questo tipo di terreno!
Praticavamo il “dispensario ambulante”, ossia, per curare, quando arrivavamo in un villaggio, trasformavamo una casa in un dispensario, e le capanne erano le nostre sale. Ah che bei tempi! Lavorare in quelle condizioni per la causa dei malati merita un elogio. I consigli e le esigenze delle Suore mi hanno permesso di sviluppare le mie capacità e le mie conoscenze, e per questo sono molto grato e le ringrazio profondamente con tutto il cuore.

L’arrivo delle sorelle italiane ha rafforzato il mio attaccamento alla fondatrice, ed è l’amore per il carisma che mi ha spinto a unirmi alla Famiglia carismatica come associato nel 1998, insieme a mia moglie.

L’arrivo delle sorelle africane è stato anche un periodo di sollievo per me, potevamo parlare e capirci, non avevano bisogno di un interprete, il che ha reso i compiti più facili e il lavoro più veloce.
Mi hanno insegnato a conoscere meglio la vita di san Francesco d’Assisi e della beata Francesca Schervier, negli incontri periodici di noi Associati/e.
Sono grato di aver conosciuto le SFP perché mi hanno trasmesso valori inestimabili. Posso affermare senza dubbio che attraverso questa nobile opera possiamo incontrare Dio nelle persone bisognose.

Prego Dio affinché aumenti il numero di vocazioni francescane al servizio dei poveri. Amen.

Etienne Ndong, Associato Sfp